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Function-as-a-service per le startup? Il mito dell’impresa senza server

SEGNALIAMO IL SEGUENTE ARTICOLO TRATTO DALL’INSERTO DEL SOLE24ORE, CHE PROPONE UNA NUOVA VISIONE DELL’IT AZIDENDALE...

Poche cose sono certe per uno startupper. La prima, se non l’unica, è che l’It inteso come tutta quella parte di servizi e funzioni che transitano su un computer o su un server possono essere gestiti su un computer o un server di un altro. Rispetto ai nostri nonni oggi chi vuole lanciare un’attività imprenditoriale può decidere per esempio di non assumere personale per la manutenzione del parco macchine, l’approvvigionamento o acquistare direttamente server e pc. Tra le molte promesse del cloud computing quella che è stata certamente mantenuta sul piano del business è proprio quella legata alla semplificazione delle attività dei nuovi imprenditori. La nuova parola d’ordine lanciata un anno fa ma che solo oggi comincia ad avere un ecosistema strutturato è serverless o Function-as-a-Service (Faas). Tecnicamente è una tipologia di servizi cloud che consente agli sviluppatori di concentrarsi unicamente sulla scrittura di codice e quindi dei servizi e delle applicazioni senza preoccuparsi della gestione dell’infrastruttura informatica.

«Tecnicamente è una tipologia di servizi cloud – spiega Giacomo Cosenza, fondatore del system integrator Sinapsi -. L’azienda senza server vuol dire dimenticarsi completamente dell’infrastruttura informatica per occuparti scrivere e realizzare applicazioni e servizi. Si paga solo quando le usi. E sembra andare incontro alle esigenze soprattutto di chi non sa ancora quale sarà il successo del proprio prodotto».

Sulla palla ci sono i soliti volti noti riconoscibili dal nome dei servizi Amazon AWS Lambda, Google Cloud Foundation, Microsoft Azure Functions, Fx OpenWisk e progetti open source come Riff.

Tra i servizi cloud quello del Faas sembrerebbe tra i più vivaci con tassi di crescita del 32% all’anno e previsioni di un giro d’affari da sette miliardi di dollari entro il 2021. Merito del boom delle startup perché questa soluzione sembra perfettamente andare incontro alle esigenze delle startup. Lo sviluppatore non deve preoccuparsi del provisioning, dei server o delle configurazioni dell’infrastruttura, ma solo di creare funzioni che possano operare in modo indipendente dalle applicazioni.  In realtà come sottolinea il rapporto degli analisti di Forrester dal titolo “Demystifying Serverless Computing” c’è qualcosa da capire meglio: «Attenzione, l’ambito di applicazione che funziona di più è quello dei microservizi mirati che svolgono operazioni specifiche in concomitanza con il verificarsi di determinate condizioni ». Per dirla in altri termini, se devi gestire un magazzino in tempo reale o se sei uno store che deve gestire le transazioni dell’e-commerce il Faas potrebbe dimostrarsi la tecnologia non adatta. Il nodo è il costo dello scaling. Fino a quando sei una startup e quindi la domanda per un tuo prodotto o servizio è, diciamo, più facile da gestire, un sistema dove si paga a consumo è la soluzione migliore. Se stai fermo non hai costi che pesano sul tuo bilancio. Quando invece le cose cominciano a ingranare o se il tuo business presenta oscillazioni della domanda estremamente imprevedibili allora il rischio è quello di non avere più sotto controllo o quantomeno non garantiscono più risparmi maggiori rispetto ad altre soluzioni. Per dirla meglio, insomma, rispetto a un server fisico o a un servizio cloud standard il serverless potrebbe non essere più così competitivo sul prezzo.

Per contro, secondo Forrester, invece, il Faas ha il beneficio di essere un sistema agnostico nel senso che gran parte dei servizi disponibili si integra con quelli degli altri cloud provider. E quindi si possono “incastrare” servizi e funzioni da più fornitori. Per gli sviluppatori invece, scrive Forrester, il cambio di passo è rilevante rispetto al cloud pubblico perché consente ai programmatori di cocentrarsi sulla scrittura del software senza il limite di tenere d’occhio o in considerazione i limiti di hardware e di elaborazione. Come dire, se sei una startup che deve testare nuove app o nuovi servizi tutto bene. Se le cose cominciano a funzionare davvero allora meglio riportare qualcosa in casa.